L' Azienda

Un’azienda agricola in cui tutto ciò che era considerato “scarto” dal sistema produttivo convenzionale-industriale diventasse elemento fondante, vero e proprio ingrediente, di altri cicli di produzione; per un risultato sostenibile, circolare e virtuoso: questo era il sogno di Nicola, molisano DOC, quando nel 2011 dopo essersi laureato all’Università di Scienze Gastronomiche rilevò alcuni terreni di famiglia incolti da decenni tra San Giovanni in Galdo e Campolieto. Lavorazione formaggio A condividere con lui l’ideale, che all’epoca era poco più di un miraggio, arrivò presto Michela: piemontese verace, una storia in Slow Food e nel giro della mixology, anche lei laureata in UniSG e da quel giorno metà di questa storia d’impresa così come nella vita. Dopo 10 anni di lavoro duro e sfide apparentemente impossibili, Alba è un caseificio che lavora formaggi ovicaprini a latte crudo da soli animali al pascolo, X ettari di uliveto i cui frutti producono un extravergine misto da 7 cultivar autoctone, un allevamento di galline ovaiole felici (anzi, felicissime) cresciute all’aperto in libertà, un orto rigenerativo da X ettari e un laboratorio per trasformarne i frutti in conserve… Il tutto in regime biologico, ovviamente. A contornare le strutture squisitamente produttive, 40 ettari di bosco che curiamo personalmente e ci hanno consentito, insieme ad un sistema fotovoltaico, di raggiungere la quasi totale indipendenza energetica e un casolare; che abbiamo ristrutturato a partire dalle fondamenta e nel quale abitiamo. Alba è anche un luogo di istruzione e di relax in cui imparare il significato profondo della nuova agricoltura, con i programmi Alba Experience e Scuola Rurale, un ristorante nel quale completiamo la panoramica gastronomica che anima tutte le nostre attività consacrando il passaggio definitivo che rende mangiare un atto agricolo, quello che vede il prodotto diventare piatto. Ma non finisce qui: il nostro desiderio più acceso è quello di riscattare un territorio ingiustamente e troppo a lungo abbandonato, proponendo un modello di rigenerazione del tessuto economico-sociale del Molise che parta dal suo incommensurabile patrimonio agroalimentare, vissuto e interpretato secondo una filosofia della sostenibilità autentica e integrale: il rispetto della natura, della terra, dei lavoratori diventano prodotti più gustosi, profumati ed ecologici, che a loro volta si trasformano ristorazione curata, visitatori, nuovi abitanti del territorio, idee nuove, comunità, imprese. Questi siamo noi, questo è il nostro sogno: se verrete a trovarci potrete pensare che abbiamo fatto un lavoro gigantesco – ma sappiate che siamo solo all’inizio.

La Nostra Filosofia

1 – Un qualsiasi processo produttivo ha bisogno di input (materie prime, energia etc.) e produce output (prodotto finito, prodotti secondari, materiali di scarto, etc.). La differenza tra un’azienda convenzionale e un’azienda sistemica risiede nell’origine delle materie prime, e nella destinazione e percezione degli output collaterali: come i vecchi alchimisti intendevano trasformare metalli volgari in oro, l’azienda sistemica trasforma i prodotti convenzionalmente percepiti come rifiuti in risorse produttive fondamentali.
2 – In un processo produttivo convenzionale, i cicli produttivi sono concepiti come separati tra essi. Le materie prime impiegate per ognuno sono esclusivamente “vergini” – ossia provenienti come prodotto finito primario da altri cicli produttivi – mentre i prodotti secondari, o di scarto, sono considerati “rifiuti” da smaltire. Esempio: latte (input “vergine”, prodotto finito primario della filiera del latte) > formaggio (prodotto finito) > siero (rifiuto). Mangime (input “vergine”) > galline > uova > gusci (rifiuto). Concime > ortaggi > scarti di lavorazione (rifiuto).
3 – In un’azienda sistemica, invece, tutti i processi sono pensati in modo da creare un ecosistema di produzione per cui ogni scarto possa essere reinserito come fattore di input per un ciclo differente; massimizzando la sostenibilità ed abbattendo, o addirittura azzerando, le esternalità negative. Esempio: latte > formaggio > siero, non più scarto ma input per avviare il ciclo produttivo dell’allevamento avicolo come integratore alimentare. Siero > galline > uova > gusci, usati come fertilizzante nell’orto. Orto > ortaggi > scarti di lavorazione che vengono reimpiegati come mangime per galline, combustibile energetico, o compost per altre coltivazioni… E così via